Esiste qualcosa di eterno? Qualcosa che possiamo seppellire in noi così profondamente da non poterlo più strisciare da nessuno schermo; qualcosa che riesca a conservarsi indenne nonostante il tempo, il rumore, l'incuria, gli attacchi? Gli andrebbe bene anche una cosa piccola, anche triste. Gli andrebbe bene anche se non fosse sua. Gli basterebbe sapere che esiste.
Parla abbastanza a lungo con qualcuno e tirerà fuori la storia del tempo. Ma il tempo non guarisce veramente le ferite, non allontana affatto il dolore - fa il contrario. Il tempo dà altro tempo alla ferita d'infettarsi e dà a noi il tempo di tornare sui luoghi di quel dolore. È come l'infanzia, in fondo. Si dice che si cresce, ci si lasciano alle spalle certe cose, ma non è così: l'infanzia cresce insieme a noi, ce la portiamo avanti. Viviamo e non facciamo altro che rivivere quelle paure e quei piaceri, quelle scoperte e quegli abbandoni. Specialmente quegli abbandoni. Veniamo abbandonati, delusi, traditi dalle stesse persone per anni - per sempre. Allora a che serve dire che è passato del tempo? In che modo dovrebbe aiutarci?
Voglio solo dire che mi manca quel periodo, quello in mezzo. Quando inizi ad accorgerti di quanto tempo è passato, ma non ti chiedi ancora quanto ne resta. Cioè quello in cui le persone a cui tieni non hanno iniziato a morire.
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